Un pomeriggio tra gli storici


Conoscere la storia ci rende più ricchi, consapevoli e responsabili, perché è magistra vitae, maestra di vita. Per farlo è necessario saperla narrare, come hanno fatto i redattori del Corriere della Sera Antonio Carioti e Pier Luigi Vercesi, l’editore Giuseppe Laterza e gli storici Maurizio Ridolfi e Emanuela Scarpellini lo scorso 20 febbraio, presso la Sala Buzzati della “Fondazione Corriere della sera”, durante l’incontro “Chi scrive la storia? Giornalisti e storici a confronto”. Tra il pubblico c’era lo studente della V BG, Matteo Castellani, che ha raccontato, con un suo articolo, l'importanza della storia e della memoria, un modo per riappropriarsi del passato e per affermare la propria libertà.

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Navigare nel tempo di Matteo Castellani


Le mille facce della storia e di coloro che la scrivono. La Fondazione “Corriere della sera” ha fatto dialogare sul tema due storici, Emanuela Scarpellini, docente di Storia contemporanea dell’Università degli studi di Milano e Maurizio Ridolfi, docente di Storia contemporanea dell’Università della Tuscia, con un editore, Giuseppe Laterza e due giornalisti Antonio Carioti e Pier Luigi Vercesi. L’idea di fondo è stata quella di ripartire dalle università, luogo di fanciulle idee da far incontrare con il senso di mancata utopia che ai giorni d’oggi, fin troppo spesso, pervade i nostri ideali.

 

L’utopia, infatti, ora è lontana dalla cultura e da una politica populista, che mal coglie il sentir comune spesso infestato dalle tristi notizie riportate dai media, i quali non fanno splendere la realtà dei fatti, ma solo una vera e propria cockaigne (un paradiso terrestre utopico).

 

Come si può leggere nel libro Utopia for Realists: And How We Can Get There di Rutger Bregman, citato dall’editore Giuseppe Laterza, quello che manca all’Italia, e al mondo, è un vero e proprio orizzonte sul quale «appoggiare e rilassare la vista per poi tornare a sognare, perché è nel comfort dell’agio che si pensa alle migliori idee».

 

Il confronto deve, dunque, ripartire tra la gente e negli atenei, che necessitano di una maggiore interconnessione per accompagnare la specializzazione e la divulgazione dei risultati raggiunti. I dati presentati durante l’incontro ci raccontano i ragazzi come lettori assidui, forse perché siamo proprio noi a necessitare di una prospettiva esterna e concreta?

 

Non ho risposte certe, ma mi piace concludere con una citazione di George Steiner, scrittore e saggista francese: «Avete mai notato il panico che sorge nella vostra anima civilizzata, quell’impressione che ci sia qualcosa di atrocemente sbagliato, che la vostra stessa identità venga fatta a pezzi? L’autonomia potrebbe essere la forma naturale del gruppo sociale identitario, e quelli che vorrebbero fidarsi degli altri lo fanno forse in nome di una visione trascendente della giustizia, della speranza, dell’equità verso gli altri uomini, ma stanno forse affrettando un processo molto complesso. Non lo sappiamo. Gli esseri umani tendono a frequentare quelli del loro gruppo. Non tutti. Non le eccezioni. Ma la maggior parte di loro».