Incontro con Aldo Cazzullo
Ricostruire e alzare la testa
- L’Italia era un Paese distrutto e da rinnovare dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Aldo Cazzullo nel suo ultimo libro “Giuro che non avrò più fame”, presentato il 17 novembre presso la “sala Buzzati” della “Fondazione Corriere della Sera”, ha raccontato, grazie alle letture di Massimo Brusadin, com’eravamo allora tra nostalgia e speranza.
Il titolo del volume s’ispira al primo film che le nostre nonne e madri andarono a vedere dopo la guerra: “Via col vento”. Molte s’immedesimarono in una scena: Rossella torna nella sua fattoria, la trova distrutta e, poiché non mangia da giorni, strappa una piantina, rosicchia le radici, la solleva e grida: «Giuro che non soffrirò mai più la fame!». Quel giuramento collettivo, ripetuto da milioni d’Italiani, ora dà il titolo al libro.
Negli anni della ricostruzione i giornali non ospitavano ricette per dimagrire, ma per ingrassare e nelle questure i poliziotti aspettavano a piedi nudi il ritorno dei colleghi in missione per indossare le loro scarpe, giacché non ce n’erano abbastanza per tutti. Il pane secco era un regalo per i bambini e veniva bagnato e cotto al forno per renderlo nuovamente buono. A quel tempo, ha raccontato Cazzullo, i nonni erano più disponibili e aperti al cambiamento rispetto ai loro nipoti e pronipoti. Tutte le mattine si diceva: «Speriamo che oggi succeda qualcosa!», mentre adesso si dice: «Speriamo che oggi non succeda nulla!».
Dando uno sguardo alla politica, non si può far a meno di notare la frugalità del democristiano Alcide De Gasperi, che la domenica contava il numero di paste da comprare per la famiglia, mai più di una a testa. Luigi Einaudi, durante una cena al Quirinale, propose a Ennio Flaiano di dividersi a metà una pera, mentre «dopo di lui cominciò la Repubblica delle pere indivise». Non si possono dimenticare i ciclisti Coppi e Bartali, le elezioni del 1948, l’attentato a Togliatti, il Grande Torino, Dossetti e Lauro, Giannini e Di Vittorio, Macario e Govi, una convincente Anna Magnani in “Roma città aperta” di Rossellini, la battaglia per la chiusura delle case chiuse e quella per i diritti delle donne.
L’Italia di oggi ha milioni di telefonini, i perimetri della famiglia sono stati scavalcati e ci sono le macerie morali della rassegnazione. Occorre, dunque, recuperare il modello coraggioso dei ricostruttori, una sfida che Aldo Cazzullo fa, perché «non siamo più felici di allora» e c’è, di nuovo, un Paese da rimettere in piedi, con la speranza di ritrovare gli sguardi incantati e la voglia di futuro.
Ludovico Albertini